Bibl.: «La Gazzetta dello Sport», quotidiano nazionale di Milano, 7 ottobre 1986


Giovanni Armillotta

Un Paese bussa alla porta del grande calcio
COM'È CRESCIUTA L'ALBANIA

Il primo turno delle coppe ha proposto all'attenzione generale l'Albania, una Paese che a suon di risultati sta svestendo i panni della "Cenerentola" per dare la scalata ai vertici europei.

È l'occasione buona, dunque, per ripercorrere le tappe più significative della storia calcistica albanese – Una storia dalla quale emergono avvenimenti e personaggi sui quali vale la pena soffermarsi.

Una base di cinquemila tesserati

L'Albania ha una popolazione di 2 milioni e 700 mila abitanti circa. Le società calcistiche sono 42, le squadre 219, i giocatori tesserati 5038. Il presidente della Federazione calcio è Zyber Konçi. Il campionato si gioca da settembre a maggio. La nazionale indossa maglia rossa e pantaloncini neri e disputa le partite casalinghe nello stadio "Qemal Stafa" di Tirana, capace di contenere 30 mila spettatori. La squadra più titolata è la Dinamo Tirana (14 campionati e 13 coppe nazionali), seguita da Partizani Tirana (13 e 9) e da 17 Nëntori Tirana (6 e 7). Il Partizani ha vinto anche la coppa dei Balcani nel 1970.

Contro il Belgio l'impresa più bella

La nazionale albanese ha vinto i campionati dei Balcani nel '46 a livello di rappresentative maggiori e nel '78 e nell'81 a livello di "Under 21". La "Juniores" è stata invece seconda nel '79 e terza nell'85. Per quel che riguarda i campionati europei, l'Under 21 è giunta ai quarti di finale nell'edizione '84 (a spese di Germania Federale, Austria e Turchia) (1) dove è stata eliminata dall'Italia. La nazionale A non ha mai raggiunto la fase finale del mondiale, ma nelle qualificazioni per il Messico si è presa la soddisfazione di battere 2-0 il Belgio e di pareggiare 2-2 in Polonia contro Boniek e compagni.

Perfino il Barcelona ha rischiato il k.o.

Diamo un'occhiata al comportamento delle albanesi nelle coppe europee. Dopo l'"aperitivo" della scorsa stagione con la Dinamo Tirana eliminata per il rotto della cuffia nei sedicesimi di UEFA (0-1 e 0-0 con lo Sporting Lisbona dopo aver fatto fuori nel primo turno i maltesi dello Hamrun Spartans) ecco l'esplosione di quest'anno: il 17 Nëntori (il nome significa "17 novembre" e indica la liberazione di Tirana avvenuta nel 1944) è approdato agli ottavi di coppa delle Coppe battendo in entrambe le partite la Dinamo Bucarest (1-0 a Tirana e addirittura 2-1 in Romania, reti di Agustin Kola, Arben Minga e Mirel Josa); e il Flamurtari Vlorë (Valona) in UEFA è stato lì lì per far fuori il grande Barcelona (1-1 in Albania, gol di Vasil Ruci al 67' e pareggio di Estebán all'88', e 0-0 al "Camp Nou"): in pratica, la squadra di Venables è passata solo in virtù del gol in più segnato in trasferta... L'unica squadra albanese a non "sconvolgere" le gerarchie europee è stata la Dinamo di Tirana, eliminata (0-2 fuori e 0-1) in casa dal Besiktas Istanbul.
Adesso, dunque, riflettori puntati sul 17 Nëntori: negli ottavi se la vedrà con il Malmö, un avversario difficile ma non impossibile. Chissà...

7 ottobre 1946: Tirana ospita il primo torneo ufficiale dopo la guerra
1 ottobre 1986: il 17 Nëntori vince a Bucarest e avanza in coppa Coppe

L'incontro Albania-Jugoslavia valido per i Campionati Balcanici segnò la ripresa ufficiale dopo la sosta per il conflitto mondiale – Quarant'anni di successi contro nazionali di mezza Europa fino alle più recenti imprese

Nel 1946, dopo lunghi anni di guerra e distruzione, il calcio internazionale tornava a rivivere ufficialmente negli stadi europei, proprio in uno Stato dove gli eventi bellici si erano fatti sentire in tutto il loro peso: l'Albania. I trentamila caduti nella lotta partigiana (su poco più di 900 mila abitanti) erano un onere fin troppo gravoso da sopportare, ma la voglia di cominciare daccapo ebbe la meglio, sicché gli VIII Campionati Balcanici si organizzarono e si disputarono a Tirana in un clima di grande entusiasmo popolare.
Nonostante la Federcalcio albanese (Federata Shqiptare e Futbollit) fosse membro della FIFA dal 1930 (ne fanno fede le ricevute conservate negli archivi, e a disposizione di coloro che propendono per il 1932), nell'anteguerra la Nazionale non disputò alcun incontro ufficiale o amichevole, per volontà di re Zog, che ne impedì la partecipazione ai I Campionati Balcanici del 1930, ai III Campionati Mondiali del 1938 (l'Albania si ritirò il 2 febbraio 1937, poco prima dei sorteggi), e ad un incontro con la Svezia proposto dal Dr. Gerdlund, membro della Svenska Fotbollförbundet. Di conseguenza gli albanesi difettavano di esperienza e si prepararono alla meglio sostenendo degli incontri, fra i quali spiccano il pareggio con lo Spartak Mosca (1-1), e il 5-0 sulla rappresentativa della Repubblica Socialista del Montenegro; oltre a questi il successo del Vllaznia Shkodër (Scutari), campione nazionale, nei confronti dell'Hajduk Split (Spalato). Di contro lo schieramento delle avversarie, negli VIII Campionati Balcanici, contava compagini di provata esperienza. Innanzitutto la Jugoslavia, terza ai Mondiali del 1930, tre volte partecipante alla fase finale olimpica (1920, 1924 e 1928) e due volte titolare del titolo balcanico (1934 e 1935), poi la Romania, sempre presente alle fasi finali dei Campionati Mondiali (1930, 1934 e 1938) e tre volte vincitrice del titolo balcanico (1930, 1933 e 1936), infine la meno titolata Bulgaria, pur sempre vincitrice di due Campionati Balcanici (1931 e 1932).
L'incontro inaugurale (7 ottobre 1946) vide fronteggiarsi la Nazionale di casa contro quella jugoslava. Dopo un ottimo primo tempo dominato dalla Aquile (2-0, più una rete annullata per una svista dall'arbitro romeno Istrati) gli jugoslavi, grazie al terreno appesantito dalla pioggia, impostarono il gioco sul piano del puro agonismo, chiudendo i 90' sul 3-2 in loro favore. Quando ormai sembrava che il morale fosse a terra, gli albanesi si ripresero con due significative vittorie su Bulgaria (3-1) e Romania (1-0). Nel frattempo la Jugoslavia, sconfitta dalla Romania per 1-2 e superata di misura la Bulgaria (2-1) non riuscì a contenere la rimonta dei padroni di casa che si aggiudicarono il titolo grazie al quoziente reti (come la stessa Jugoslavia nel 1935). Protagonisti di quell'impresa furono: Vasif Biçaku, Loro Boriçi, Xhavit Demneri, Muhamet Dibra, Besim Fagu, Bimo Fakja, Bahri Kavaja, Sllave Llambi, Pal Mirashi, Aristidh Parapani, Xhiakomino Pozeli, Rexhep Spahiu, Dodë Tahiri, Qamil Teliti; Boriçi e Llambi avevano giocato anche in Italia.
Ma i successi non finirono lì. Due anni dopo, nel corso dei X Campionati Balcanici e dell'Europa Centrale (sospesi dopo il forfait jugoslavo), la Nazionale superò in trasferta la Romania (1-0), impose lo 0-0 ai vice-campioni olimpici della Jugoslavia di fronte al loro pubblico, e la stessa Ungheria di Puskas e compagni faticò non poco per strappare il pareggio a Tirana. Al momento della sospensione l'Albania con 4 punti precedeva Jugoslavia, Romania, Polonia, Bulgaria e Cecoslovacchia, seconda solo alla grande Ungheria.
Anche gli anni 50-60 furono prodighi di soddisfazioni: 2-1 alla Bulgaria (1950), le due strabilianti vittorie sulla Cecoslovacchia già vice-campione del mondo: 3-2 e 2-1 (1952), l'affermazione sulla Polonia (2-0, 1953), il pareggio con la Germania Democratica (1-1, 1958), la vittoria sulla Danimarca (1-0, 1963), il pareggio con l'Irlanda del Nord (1-1, 1965) che estromise i britannici di Pat Jennings dai Mondiali '66; e lo 0-0 con la Germania Federale vice-campione del mondo (1967) che costò a quest'ultima la qualificazione agli Europei '68, ecc.
In seguito il calcio albanese per una serie di mancati ricambi generazionali entrò in crisi (si ricordi che la popolazione del Paese è inferiore a quella della provincia di Roma). Ma dall'inizio degli anni 80 si sono fatti notevoli passi in avanti: i successi della "Under 21", che il mensile «World Soccer» nel dicembre 1983 (dopo la vittoria nel girone europeo con Germania Federale, Austria e Turchia) considerò la seconda squadra dell'anno alle spalle della Nazionale A danese e davanti alle Nazionali maggiori di Francia e Belgio, e i buoni risultati dei "Seniores" contro Polonia (2-2 a Varsavia) e Belgio (2-0), entrambi nell'84, inducono a pensare che quel cammino iniziatosi 40 anni orsono possa essere ripreso.

Nota

(1) V. di Giovanni Armillotta, I campioncini di Tirana non perdono da cinque anni, «La Gazzetta dello Sport», 14 marzo 1984.Torna

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© Giovanni Armillotta, 1998