Il
Klubi Sportiv 17 Nëntori – campione d’Albania e avversario dell’Hamrun Spartans
nel prossimo turno di Coppa dei Campioni – trae le proprie origini dalla società
sportiva Agimi (l’Aurora) fondata a Tirana il 16 agosto 1920 da Avni Zajmi
e Anastas Koja. Originariamente annoverava sezioni di atletica leggera, ciclismo,
pallavolo e pallacanestro, mentre il 17 settembre dello stesso anno veniva istituito
il settore calcio.
Il primo incontro lo disputò (e perse)
con la Juventus Shkodër (1-3), seguì l’esordio internazionale contro
la formazione jugoslava del Cetinje FC (0-1).
Nel 1930 diviene Sportklub Tiranë, e
fino al 1938 conquista sette degli otto campionati anteguerra, non mancando di
mettersi in luce anche in campo europeo attraverso una serie di partite amichevoli
con squadre italiane, greche e jugoslave.
Proprio in seguito ad una tournéea
Spalato, conclusasi con due vittorie (5-1 e 5-2) a spese del Majstor S’mora,
la stampa jugoslava evidenziò il talento dei calciatori albanesi, i migliori
dei quali – durante gli anni dell’occupazione italiana – emigrarono all’estero.
Giocarono nel Napoli e nella Lazio; fra questi
Naim Krieziu vinse lo scudetto con la Roma, e Riza Lushta la Coppa Italia con
la Juventus entrambi nel corso della stagione 1941-42.
All’indomani della seconda guerra mondiale
adottò l’attuale nome, per commemorare lo storico episodio della liberazione
di Tirana dai nazisti, avvenuta il 17 novembre 1944 adopera delle forze partigiane.
Oltre a due posti d’onore in campionato (1945
e 1946), offrì buone prestazioni con lo Zeljeznicar Sarajevo (1-1), Celik
Zenica (2-1) e Sloga Novi Sad (3-0).
Con la riorganizzazione dei centri sportivi
su basi professionali, il 9 giugno 1949 tramutò la propria denominazione
in Puna (Lavoro), per poi ritornare a 17 Nëntori nel 1958, assorbendo
le società Spartaku e Studenti, della capitale. In questo periodo è
di rilievo un’ottima affermazione nei confronti dell’undici sovietico del Krilija
Sovetov Kujbyšev (2-0).
Tenne testa all’Ajax
Gli
anni 60-70 segnarono il boom dei bianco-azzurri: dopo il secondo posto nel 1959,
e la vittoria in Coppa della Repubblica (1963), il 17 Nëntori si aggiudicò
quattro titoli in cinque stagioni, confermandosi anche sui campi del Continente.
Fu una delle pochissime formazioni al mondo che tenne testa dignitosamente al
grande Ajax di Cruyff e compagni, fermando gli olandesi a Tirana (2-2), e soccombendo
con onore ad Amsterdam (0-2) nel 1970.
Tuttora vanta l’imbattibilità interna
negli incontri di Coppa dei Campioni. Da allora altri tre titoli (1981-82, 1984-85
e 1987-88), e cinque Coppe della Repubblica (1975-76, 1976-77, 1982-83, 1983-84
e 1985-86), hanno arricchito il suo palmares, non dimenticando la medaglia
d’argento nella Coppa dei Balcani 1983.
Contrariamente a Partizani (Ministero della
Difesa), Dinamo (Ministero degl’Interni), Studenti (rifondato nel1970 – Università)
e Dajti (distretto di Tirana), il 17 Nëntori rappresenta "soltanto" la città,
dove ha un fortissimo seguito, al contrario è poco sostenuta nel resto
del Paese. È l’unica società albanese ad aver disputato i 42 campionati
in prima categoria.
Calciatori famosi
I
suoi calciatori più famosi nel passato sono stati: F. Frashëri, A.
Mema, G. Kasmi, B. Ishka, O. Reci, E. Shehu, P. Bukoviku, T. Baçi, N.
Xhaçka, ecc. Alcuni divennero i protagonisti della "grande Albania" degli
anni 50: 3-2 e 2-1 alla Cecoslovacchia; 0-0 a Belgrado con gli allora vice-campioni
olimpici della Jugoslavia; 0-0 con l’Ungheria di Puskas; 2-0 e 0-0 con la Polonia;
3-1, 2-1 e 2-0 con la Bulgaria; 1-0 e 1-0 (a Bucarest) con la Romania, ecc.
Il 17 Nëntori ha conquistato il suo
settimo scudetto vincendo 18 incontri, pareggiandone 12 con 6 sconfitte (tutte
esterne); 59 reti fatte e 29 subite.
Inoltre ha staccato la seconda (Flamurtari)
di sette punti, imponendo l’attaccante Agustin Kola al vertice della classifica
cannonieri (18 reti).
Nella sua ultima apparizione in Europa, il
17 Nëntori col suo gioco tecnico e veloce, ha sconvolto i pronostici superando
in entrambi gl’incontri la forte Dinamo Bucarest (1-0 e 2-1).
© Giovanni Armillotta, 1998