"METODO", N. 20/2004

Alessandro Bedini
(Giornalista e saggista)
LE PAROLE DI FRANCO CARDINI E LA LORO CONTRAFFAZIONE

La recensione all’ultimo libro di Franco Cardini Astrea e i titani. Le lobbies americane alla conquista del mondo, Laterza, 2003, comparsa sulla prima pagina de “Il Foglio” il 2 dicembre 2003, è un significativo esempio di come la manipolazione di frasi, periodi e concetti divenga il mezzo migliore per alterare l’impianto di un libro che si vuole pregiudizialmente stroncare. Non si accetta di discuterne le tesi non condivise e di discuterle magari animatamente ma sulla base di ciò che viene detto o scritto, si preferisce manipolare, usare miseri espedienti da attaché di quart’ordine, procedere arbitrariamente con il “copia-incolla”, in modo tale da suffragare il teorema predefinito: tutto quanto viene detto contro il Bene Assoluto, leggi gli Stati Uniti d’America, è in realtà il Male Assoluto magari celato sotto le mentite spoglie delle capacità intellettuali di uno ‘storico accreditato’.
Nell’articolo (non firmato) de “Il Foglio” sono assenti giudizi e opinioni, li si lascia apparentemente al lettore dopo avere però composto un collage di frasi e periodi il più delle volte estrapolati, che indirizzano in modo forzoso verso una determinata, preconfezionata conclusione. L’anonimo articolista, per dare maggior peso alle sue citazioni, indica di volta in volta le pagine in cui si trovano i passaggi ‘incriminati’. E così il giochetto lo si scopre assai facilmente, il giornalista de “Il Foglio” conta evidentemente sulla fiducia del lettore e sulla sua mancanza di voglia nell’andarsi a rivedere tutte le citazioni e confrontarle con l’originale cardiniano.
Complotto! Griderebbe un noto comico televisivo.
Noi invece ci limiteremo a dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, la malafede dell’articolista e la contraffazione riservata alle cose che Cardini ha voluto dire. Andiamo per ordine e partiamo dal titolo, o meglio dal sottotitolo. Vi si legge virgolettato: “I video di Bin Laden li fa la CIA per alimentare l’antislamismo”. Ebbene nel libro di Franco Cardini non si trova una frase del genere, ma l’averla posta tra virgolette fa credere a chi legge che il celebre medievista fiorentino abbia scritto proprio questo. Niente di più scorretto!
L’articolo de “Il Foglio” continua citando la pag. XI della Premessa: “Un’analisi prosopografica dei consiglieri di Bush [...] conduce all’affiorare di un gigantesco comitato d’affari che tende all’egemonia del mondo”. Si legge invece in Astrea e i titani:

In realtà, però, un’analisi prosopografica del team dei consiglieri del presidente Bush e degli interessi anche personali, familiari e societari di molti componenti l’attuale governo statunitense – a cominciare appunto da Bush e Cheney, i cui rapporti con la Halliburton, impresa-leader della “ricostruzione” irakena, sono noti – conduce all’affiorare, sotto la crosta delle tesi dei neoconservatives, di un ben più articolato e inquietante panorama. E sorge il sospetto che in realtà ci si trovi di fronte a un gigantesco “comitato d’affari” che lavora non solo – e non tanto – nel senso degli interessi degli USA, quanto nel quadro di un oramai avanzato progetto di egemonia della politica e dell’economia mondiale, protagoniste del quale sono alcune multinazionali, non necessariamente e non esclusivamente statunitensi. È questo il team che tende, in realtà, all’egemonia sul mondo.

Come si può notare l’estensore dell’articolo ha ripreso alcune frasi presenti nella pagina citata e le ha accostate ‘ordinatamente’ facendole sembrare parte di un discorso. La realtà è manifestamente diversa.
A pag. 16 si definiscono, secondo “Il Foglio”, “Avventuristi” i neocons. Cardini:

L’avventurismo delle tesi unilateraliste del composito gruppo di Bush e della “guerra preventiva” ha reso più tardi, tra 2002 e 2003, ancor più fervida l’immaginazione (catastrofista ma non gratuita) di Huntington, che è giunto fino a prevedere un probabile scontro militare tra USA e Cina.

“Il Foglio”: l’11 settembre? “L’espediente di una provocazione esterna, sfruttando il quale distogliere l’attenzione dalla crisi economica interna, è capitato al momento opportuno”. Cardini:

Insomma, una tipica situazione di quelle per eludere le quali – quando sono incapaci di risolverle – i governi fanno talvolta ricorso all’espediente di una provocazione esterna, d’un problema insorto fuori dei confini del loro paese, sfruttando il quale si può distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica, guadagnare qualche mese di tempo e magari creare anche le premesse per una soluzione di ripiego o d’emergenza delle questioni di cui non si riesce a venire a capo: ad esempio una campagna militare che rilanci l’economia industriale, dia respiro alla pressione dell’opinione pubblica e metta un po’ le opposizioni a tacere. In queste condizioni e con queste premesse, hanno riflettuto alcuni sia pur con la dovuta prudenza, la tragedia dell’11 settembre è capitata in un momento opportuno, conveniente (“provvidenziale”).

La mancanza dei puntini di sospensione e il collage arbitrario delle frasi sono ancora una volta l’espediente per forzare concetti che, come si può notare, risultano assai articolati. A pag. 84, secondo “Il Foglio”: la democrazia in Iraq, “Sicuro pretesto per continuare a presidiare l’area irakena così come, per oltre un decennio, gli USA hanno presidiato il Golfo”. Parlando del possibile effetto domino che l’esportazione della democrazia con mezzi violenti potrebbe provocare contro l’Occidente, Cardini afferma una cosa del tutto diversa:

Il punto da capire è il seguente: questi pericoli [destabilizzazione in tutta l’area mediorientale, violenta ventata di antioccidentalismo in tutto il mondo arabo, ndAB] sono la sostanza di quello che Bush e i suoi collaboratori ritengono “un rischio calcolato” che vale la pena di correre, o sono invece qualcosa che, al contrario, la dirigenza statunitense lavora a provocare (sia pure in una misura suscettibile di poter essere politicamente e/o militarmente gestita e controllata) in modo da ricavarne un sicuro pretesto per continuar a presidiare l’area irakena così come, per oltre un decennio, ha presidiato quella del Golfo...?

Ancora il quotidiano di Giuliano Ferrara indica un passaggio cruciale a pag. 95 stravolgendone il significato: “naturalmente gli americani non se ne andranno [dall’Irak, ndAB], sono lì per ricostruire, per gestire il petrolio, per controllare il territorio. Mentre è cominciato il tormentone, Saddam era un criminale, ne ha fatte di tutte, finalmente non c’è più...”. Messa così la frase potrebbe far pensare a una difesa del dittatore di Baghdad, Cardini invece, riferendosi alle reazioni del popolo irakeno nei confronti delle truppe occidentali scrive:

E già è cominciato, in Iraq e in tutto il mondo arabo, il prevedibile tormentone: Saddam era un criminale, ce ne ha fatte di tutte, finalmente non c’è più, grazie per avercene liberato, ora però andatevene e lasciateci fare da soli.

Il finale dell’articolo è scoppiettante. Pagg. 115 e 116, “Il Foglio”: la fede neocons? “Per quanto ciò possa apparire paradossale, è proprio la vicinanza a Israele e alle posizioni sioniste che ha procurato ai settori neocons la simpatia di quei gruppi fondamentalisti cristiani americani che dovrebbero essere a loro più lontani. Il paradosso – secondo “Il Foglio”, si comprende nella pagina successiva – L’antislamismo, che senza dubbio appartiene alla sfera degli equivoci politico religiosi, spinge a simpatizzare con chi ha mosso guerra in meno di un biennio a un capo terrorista e a un dittatore mussulmani”. Cardini dice tutt’altra cosa ed articola il suo ragionamento nel seguente modo:

Alcuni gruppi, quali l’American Family Association, o la Moral Majority, appaiono molto legati a questa presidenza: e identificano il suo programma conservatore sul piano interno e morale con la sua politica estera; da qui ad esempio anche l’antislamismo, che senza dubbio appartiene alla sfera degli equivoci politico-religiosi e politico-culturali, ma spinge a simpatizzare con chi in meno di un biennio ha mosso guerra a un capo terrorista e a un dittatore, entrambi musulmani.

Ultima citazione da “Il Foglio”, pag. 116: “il maldestro e probabilmente apocrifo messaggio pervenuto ai media tra il febbraio e il marzo 2003 attraverso la solita videocassetta nella quale Osama incitava i veri credenti al combattimento contro i crociati e gli ebrei è arrivato a corroborare la tesi della Casa Bianca tanto da far pensare a un falso dei servizi americani”. Cardini:

Il maldestro e probabilmente apocrifo messaggio pervenuto ai media tra febbraio e marzo 2002 attraverso la solita videocassetta, e nel quale Usama Bin Laden incitava i veri credenti al combattimento per difendere l’Iraq contro i crociati e gli ebrei, – arrivato a corroborare le tesi della Casa Bianca sulla collusione tra Saddam e al-Qaeda con una tempestività tale che da molte parti lo si è considerato un falso fabbricato dai servizi americani, anche visto il precedente di Jalalabad del dicembre 2001 – è stato letto appunto anche come prova della collusione tra il dittatore di Baghdad e i fondamentalisti mussulmani, cosa che resta improponibile.

Come si può facilmente notare le contraffazioni sono il tema dominante dell’articolo comparso sul quotidiano diretto da Giuliano Ferrara. Evidentemente a “Il Foglio” si lavora così, Oscar Wilde sosteneva che “la differenza tra letteratura e giornalismo consiste nel fatto che il giornalismo è illeggibile e che la letteratura non viene letta”.