"METODO", N. 20/2004

Mila Crespi Gaudio
Recensione a L’odyssée de l’Homme en marche di Attilio Gaudio

Questo libro arriva da lontano. L’Autore gli aveva dato come titolo Odyssée Humaine, e, avendolo concepito in francese, pensava di metterlo a disposizione dei suoi studenti dell’École d’Anthropologie di Parigi.
Ma il destino ha deciso diversamente. Il 12 luglio 2002, i suoi progetti si sono infranti in un tragico incidente sull’autostrada che l’avrebbe portato a Bolzano per visitare il museo archeologico che ospita la mummia del Similaun, il celebre Otzi vissuto cinquemila anni fa e scoperto nel 1991 in un ghiacciaio del Tirolo, quasi al confine tra Italia e Austria. Quest’ultima missione doveva appunto completare la sua documentazione per la prima parte del libro, intitolata Le nostre origini e l’avventura planetaria dell’Uomo.
Qualche mese dopo, la moglie e i figli hanno ripreso questo lavoro per non lasciare incompiuta la sua volontà e per testimoniare la sua passione per la ricerca, la conoscenza, l’esplorazione. Il progetto iniziale è stato riformulato, il numero di pagine ridotto, il titolo e la copertina simbolicamente modificati, e la storia dell’Uomo arricchita con la recente scoperte in Ciad di Toumaï, ominide di sette milioni di anni, e con la storia di Otzi, l’uomo dei ghiacci.
Attilio Gaudio aveva definito “antologia antropologica” quest’opera che raccoglie i suoi tre ultimi cicli di corsi-conferenze dedicati all’etno-storia e alla metodologia di ricerca sul terreno. Era convinto che le scienze antropologiche “troveranno il loro posto privilegiato nell’areopago universitario e potranno ancora far sognare i giovani”, desiderosi non soltanto di fare soldi o carriera, ma di “dare una vera dimensione culturale alla loro identità professionale”. È questo amore per il sapere e per lo studio delle società umane attuali attraverso il loro passato che Gaudio voleva trasmettere agli studenti e agli interessati che hanno seguito le sue lezioni e conferenze. È la Cultura in tutti i sensi che costituisce il sue messaggio e la sua eredità morale.
In effetti, ha dedicato l’Odyssée al suo “professeur et maître à penser” Jacques Berque, del Collège de France e dell’École Pratique des Hautes Etudes della Sorbona. Novello Ulisse nel mare infinito della conoscenza umana, Gaudio ha riunito quello che considerava l’essenziale dell’antropologia e dell’etnologia, con un percorso sia sincronico che diacronico e soprattutto pluridisciplinare. Facendo una selezione mirata di informazioni, strumenti e metodi di ricerca, e di lettura “obbligatorie”, l’Autore evoca molti problemi d’attualità: l’origine dei primi europei e la clonazione umana, l’identità dei popoli autoctoni e la religione delle origini, lo sviluppo socio-economico-politico e una nuova visione del mondo.
La seconda parte del libro affronta il problema dei metodi di ricerca. Dopo aver sottolineato l’importanza della “decolonizzazione” delle scienze umane, Gaudio si sofferma su esempi di applicazione pratica sul terreno con inchieste etno-sociologiche e articoli scritti in occasioni di missioni in Africa e Asia: ci parla dei Berberi dell’Atlante, degli ultimi Ebrei delle oasi marocchine, dei monaci tibetani e dei grandi nomadi Reguibat, ma anche di graffiti rupestri, di tradizione orale e di antichi manoscritti del deserto in pericolo. La scoperta e l’osservazione dei “fatti umani” vengono così in aiuto all’antropologia.
Poiché questa scienza ha oggi numerosi versanti: in primo luogo culturale, ma esiste anche un’antropologia del linguaggio, dell’immagine, della comunicazione, oltre che genetica. L’Uomo è il risultato di un’evoluzione biologica la cui origine si confonde con l’origine stessa del pianeta. E così l’Uomo, in cammino nella storia, può conoscere il suo passato, riflettere sulla sua condizione e forse il suo destino.

Attilio Gaudio, L’odyssée de l’Homme en marche. Voyage anthropologique. Connaissances actuelles et méthodes de recherche, Firenze University Press, Firenze, 2004 (Prefazione di Bernard Huet, segretario generale dell’École d’Anthropologie di Parigi - introduzione di Gastone Ortona Orefice, direttore di “Italian Journal” di New York, già corrispondente dell’Agenzia giornalistica Italia e della RAI a Parigi, Bruxelles, New York – presentazione di Jean Wolf, giornalista-scrittore belga presidente dell’Associazione Reale della Stampa Europa-Terzo Mondo).