"METODO", N. 22/2006

Paolo De Simone
(Esperto di calcio)
SULLA “CLAMOROSA” ELIMINAZIONE DELL’AC MILAN DALLA COPPA DEI CAMPIONI 2005-06,
ED ALCUNE NOTE SULLE QUESTIONI DEL 4 MAGGIO

Nota del direttore

L’articolo è stato scritto in tre parti; le prime due (che compongono il primo paragrafo) il 27 aprile 2006, come lo provano le relative e-mail inviatemi dall’Autore e che conservo, quindi prima dell’alba del 4 maggio 2006. La terza e-mail (secondo paragrafo) è del 6 maggio 2006; a buon intenditor...

Giovanni Armillotta

Per una settimana (dal mattino del 19 aprile 2006 alla sera del 26) ci hanno bombardati, spacciando la trasferta iberica dell’AC Milan (valida per il ritorno delle semifinali della Coppa dei Campioni 2005-06) alla stregua di un allenamento, con la spocchia addirittura di una qualificazione alla grande...: la finale anticipata (definizione banale e stereotipata, che accompagna ogni scontro diretto dei rosso-neri in Europa, financo nei turni preliminari) e la partita del secolo (anche quando hanno giocato col Lecce è stata la partita del secolo? o ci basta sapere sia, oggi, “solamente” l’incontro della stagione?).
L’AC Milan è stato eliminato con una sconfitta in casa ed uno squallido pareggio esterno. E il trasognato telecronista ha commentato la facies di Ancellotti con: “Sguardo incredulo”, ma incredulo di cosa? che il pronostico (non voglio usare il congiuntivo) è stato rispettato? La Juve, almeno, al cospetto dell’Arsenal ha lasciato la competizione con dignità.
Tanto per cominciare, ed è una personalissima opinione, il Barcelona non mi è sembrata questa grande corazzata. Tantomeno il suo gioiello Ronaldinho, il quale – tolte un paio di qualità che Madre Natura gli ha concesso – non mi sembra tutto questo eccelso vice-“fenomeno” (attributo che, un calciatore di quei livelli, con stipendi di tale entità, dovrebbe avere come minimo).
Ed allora si ritorna ad una mia teoria di anni fa. Esempio semplice ma che rende il concetto: Alessio Tacchinardi per oltre una decade alla Juventus (dal 1994-95 al 2004-05), è stato criticato in quanto non a livello da Vecchia Signora non avendone facoltà, a decisione di Madre Natura.
Ma se si fosse chiamato Leção Taquinardinho do Nascimento?
Il popolino dei tifosi che, nonotariamente, non capisce un beneamato cavolo di calcio, lo avrebbe idolatrato come un divus. Non me ne voglia alcuno, potrei citare mille esempi di calciatori, ma non è colpa mia se non hanno le attitudini per essere giocatori di calcio.
Tutto questo per dire cosa? Semplice: che davanti ai brasiliani ci prostriamo come se fossero gli dèi del pallone, e stessa cosa anche verso le squadre estere come il Barcelona “che tanto decanta il calcio” e, il 26 aprile, direi pure opportunamente, eseguiva tutte le marcature a uomo. L’AC Milan, davanti a una squadretta come quella, ha fatto le due partite peggiori del campionato... se avesse giocato al 50% da Milan, come minimo il barcelona (proprio minuscolo, eh!) se ne andava a casa con tre gol al passivo. Per non dilungarmi oltre, l’AC Milan facesse il mea culpa e si “stupisse” per essere stato buttato fuori.
Per quanto mi riguarda, dico al popolino e ai vari commentatori da bar: finitela co’ ’sta storia delle squadre all’estero che giocano a meraviglia; io amo il pallone, ed il calcio è anche catenaccio e marcature a uomo... persino l’Arsenal, il 25 aprile, ha fatto catenaccio...
L
ascio il paziente lettore con un pensiero intimo, che ormai mi lustra del “Don Chisciotte contro i mulini al vento”...
D
a tanti anni ormai dico che questo è un Paese (sì perché non siamo ancora una Nazione) di tifosi abitato da un popolo di tifosi che vive di illusioni, che si manifestano, ovviamente, nel calcio. Poveri pazzi, non sanno che un giorno si sveglieranno bruscamente e si renderanno conto che tutto ciò che credevano è pura fantasia masochista.
Ridicoli!

 

Questioni del 4 maggio

Colgo l’occasione per alcune osservazioni su questa vicenda che, come al solito, riguarda la Juventus (anche se prevedo qualcosa di piu grande che coinvolgerà non poche persone e società).
Esprimo il mio parere. Avendo sentore dei protagonisti, vecchie volpi del calcio italiano, mi sembra strano che parlino di certe cose (ammesso che siano tali) via telefono, soprattutto sapendo che dalla seconda guerra del golfo (1991) in poi, con la diffusione di massa dei radio mobili, siamo tutti sotto controllo, com’è noto ormai da tempo[nota].
Tantomeno in questi ultimi anni che di bufere ci sono già state abbastanza per rovinarci il gusto di vedere una partita di pallone. La butto lì (va a finire che ci prendo pure stavolta)... qualcuno dall’alto internazionale – muovendo i fili di qualche testa di legno nostrana – ha voluto scatenare questo pandemonio per screditare il paesino sia calcisticamente che moralmente, in modo da avere comunque un avversario in meno, per poter decidere adesso “a tavolino” (nel senso di desco fra quattro mura d’ufficio) l’assegnazione del titolo che sarà conferito il 9 luglio (vedi sponsor, ecc.).
Pensiate sia follia pura?

 

[nota] Vedi il ‘Dossier Echelon’ – composto di undici articoli – pubblicato da “il Mondo”, Settimanale di economia del Gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, 20 e 27 marzo 1998; inoltre cfr. Luca Mainoldi: Spiarsi tra alleati: la Nato nella rete anglo-americana, in Dopo la guerra, “Limes”, Rivista Italiana di Geopolitica del Gruppo L’Espresso-la Repubblica, N. 2/1999; sempre di L.M.: Oltre Echelon: dove va lo spionaggio elettronico, ne I Signori della Rete, Quaderno Speciale di “Limes”, Supplemento al N. 1/2001; Ernesto Galli della Loggia, Roma-Washington. Noi, spiati (da Echelon) e contenti, in “Corriere della Sera”, 30 giugno 2003; Alessio Balbi, Prodotto da un’azienda di Huston, fa miliardi di calcoli al secondo per interpretare i dati captati dal sistema di spionaggio mondiale. Ecco il cervello di Echelon Un supercomputer texano, ne “la Repubblica”, 18 ottobre 2004; Filippo Ceccarelli, Dagli intrighi dei Borgia a Echelon. I segreti del conclave nella storia, ne “la Repubblica”, 3 aprile 2005; Vittorio Zucconi, Anche Echelon per spiare negli Usa. Intercettazioni, lascia l’incarico uno dei giudici scavalcati dalla Casa Bianca. Cheney rivendica la decisione di bypassare la magistratura, ne “la Repubblica”, 22 dicembre 2005.