"METODO", N. 20/2004

Ruggero Pierantoni
Presentazione di Vortici, atomi e sirene. Immagini e forme del pensiero esatto

Come è stato rappresentato nei secoli ciò che per definizione non è direttamente percepibile o tangibile nella realtà? La risposta a questa domanda arriva da uno studioso della percezione, neurobiologo di formazione, che in questo saggio accompagna il lettore in un viaggio nella rappresentazioni delle scienze guardate con un occhio nuovo e curioso. Le immagini, numerose e spesso inusuali, che accompagnano il testo sono una componente essenziale di questo saggio che prende le mosse dall’antichità classica e giunge sino al futuro attraverso le tappe canoniche delle storie gemelle della scienza e dell’arte.

Presentazione

Gli uomini avanzano nel labirinto del mondo da sempre armati di matita. Ogni attrezzo adatto a lasciare un segno decentemente sottile su qualunque superficie possibile è stato sostanzialmente l’unico mezzo per capire dove eravamo andati a finire. È stato il primo utensile per comprendere il mondo, e sembrerebbe essere anche l’ultimo. A giudicare, almeno, dai profili dei mammouths e dalle immagini digitali. La propensione a coprire con linee, a tempestare di punti, a graffiare pietre e tutte le superfici a disposizione appare intrinseca all’essere uomo. Al momento di cercare di comprendere la natura di un fùlmine, la forma di un’onda, il cadere di una foglia, il vibrare di un atomo, il collasso di una galassia, altro non restava che tracciare un segno decentemente sottile su qualche superficie: sperando in qualche miracolo. Che, in genere, avveniva. La “figura” sembrava riassumere molte o tutte le caratteristiche della cosa evocata e rispondeva decentemente agli stimoli. Un atomo si metteva in vibrazione, una foglia volava in aria, un corso d’acqua si adattava alla valle, un mammut o un bufalo cadevano in un precipizio esattamente dove e come era stato previsto e disegnato.
I segni, all’inizio, erano obbedienti, rispettosi e servizievoli. O almeno così appare a noi che veniamo dopo tanto tempo passato a scarabocchiare. C’era bisogno dell’immagine di una sirena? Non c’era che farla e funzionava benissimo. Un Dio veniva crocefisso e non si voleva dimenticare la strana cosa? Bastavano due tratti in croce. C’era il sospetto che al di là di un oceano ci fosse un’altra terra? Un compasso, due tirate di riga, pochi conti, ed eravamo arrivati, magari non proprio lì, ma il posto sembrava, tutto sommato, interessante lo stesso. Ma il Vaso andava riempiendosi in fretta e qualcuno pensò bene di stapparlo, magari per paura che scoppiasse. In pochi istanti fummo circondati da segni e non più da cose. All’ecosistema rassicurante dei mammut e dei vicini di caverna (che per fortuna erano pochi), delle cascate e delle alci in migrazione (che per fortuna erano moltissime), della testa del re mostrata al popolo (che per fortuna era una sola) si accompagnarono tante di quelle “immagini”, tanti di quei “disegni”, tante di quelle belle recite da far sentire la realtà povera e tutto sommato, altamente insoddisfacente.
Ci si sedette, sereni, con la schiena alla finestra: ma si continuò a disegnare. Cosa, è un po’ difficile dirlo, visto che siamo qui a fare tutti la stessa cosa.
Questo libro vede, delle immagini, solo quelle che con commovente speranza gli uomini pensarono fossero necessarie per pensare con esattezza sulle cose, per calcolare i fenomeni, per mettere un po’ di serietà in questo serraglio insensato di oggetti colorati che corrono da tutte le parti. Senza una ragione, senza un perché, senza una rispettabile autorizzazione. Questo libro vorrebbe narrare le molte, confùsissime storie dei disegni che la nostra ambizione chiamò “scientifici”. Immagini che si presentano, dalle pagine dei libri, chiare, autorevoli, didascaliche, ammonitrici. Ma, soprattutto, “vere”. In molti casi l’esitazione di una mano, l’impercettibile sgarro di una punta d’argento, l’ipnotica ripetizione dello stesso movimento, la correzione frenetica di un “errore” che “errore” non era, un’ombra sospetta sotto un innocuo cristallo dall’aria innocente, hanno potuto creare modelli, forme rese perenni e immodificabili dalla tradizione, non errori che “errori” divennero, deliziose perdite di tempo secolari. Il libro spera di mostrare qualcuno di questi percorsi dal tracciamento delle orbite dei corpi celesti, all’immobilità attonita delle macchine di Leonardo, all’enorme diatriba sulla forma di Saturno, al percorso dotto e fantasioso e a quello molto banale ma ben reale delle bombe che distrussero il Partenone. Ma, forse, il vero protagonista del libro può essere considerato l’atomo: oggetto piccolissimo, per definizione invisibile probabilmente tondeggiante, che è forse l’oggetto più entusiasticamente, dettagliatamente, disegnato, colorato, inciso, affrescato, e visualizzato sugli schermi di tutto il Mondo Civile e Incivile.

Ruggero Pierantoni, Vortici, atomi e sirene. Immagini e forme del pensiero esatto, Mondadori Electa, Milano, 2003, € 35.00

Ruggero Pierantoni (Roma 1934) è un noto studioso della percezione acustica e visiva. Già ricercatore presso il C.N.R., è da anni invitato come visiting professor presso università e istituti di ricerca in Italia e all’estero. Insegna al Politecnico di Milano Bovisa, facoltà di Industrial Design, e all’Accademia di Belle Arti di Urbino. È stato assessore alla cultura per il Comune di Genva dal 1997 al 2002. Al momento è visiting professor presso l’University of Western Ontario (Canada)