"METODO", N. 18/2002

Pier Luigi Maffei
(Ordinario di Architettura tecnica all’Università degli Studi di Pisa)
IL MOVIMENTO MODERNO E L’IMPORTANZA DEL PROGETTO PER IL VALORE E LA QUALITÀ A SCALA URBANA ED EDILIZIA
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INFLUENZA DELLE NORME NELLA RISPOSTA FUNZIONALE, STRUTTURALE, ESTETICO-FORMALE ED ECONOMICA

 

 

 

LA SCUOLA DI CHICAGO

 

Casella di testo:  Le definizioni di valore[1] e di qualità[2] riconducono la progettazione urbanistica ed edilizia sul piano di un servizio capace di corrispondere alle esigenze dei diretti interessati e della comunità. Un edificio dovrà, in particolare, consentire lo svolgimento delle attività per le quali è stato pensato, assicurando accessibilità e fruibilità di tutti gli spazi a tutti, ed un soddisfacente stato di benessere dei fruitori per tutto il ciclo di vita ipotizzato, conservando, di conseguenza, un elevato valore commerciale nel tempo. Per raggiungere questi obiettivi occorre far convergere nel progetto anche i requisiti di durabilità e manutenibilità, accompagnando gli elaborati esecutivi con un adeguato piano di manutenzione e l'opera con un manuale d'uso. Si va quindi verso una cultura del progetto globale che richiede una attività progettuale interdisciplinare, attenta nelle scelte ai luoghi, ai tipi edilizi, alle forme, ai sistemi costruttivi e ai materiali previsti.

Se si guarda alle realizzazioni edilizie del Movimento Moderno, analizzandone a fondo le funzioni e la rispondenza prestazionale in risposta ai requisiti sopra citati, si rilevano, in molti casi, delle incongruenze, fino a dover riconoscere che non sempre sono stati contestualmente rispettati i principi vitruviani: firmitas, utilitas e venustas. Accanto ad opere di notevole valore, ve ne sono altrettante caratterizzate da scelte esasperatamente formali, non rispondenti alle funzioni per le quali erano state pensate e precocemente degradate sotto l’aspetto tecnologico.

Chicago rappresenta in questo senso un esempio da imitare, essendo passata da un piano “regolamentare” ad un progetto con successivo ritorno alle regole, anche se ispirate a principi e derivanti da studi esigenziali attenti alla componente economico-gestionale. Essa presenta un campionario di opere tutt’oggi significative per risposta funzionale e bellezza, ben conservate. Si tratta di organismi edilizi il cui indice di valore è certamente elevato, avendo riscontrato nel visitarle che esse conservano una utilità in rapporto ai costi di esercizio e di gestione.

Fra i motivi di questo indiscutibile successo va quindi annoverato il fatto di avere lasciato a progettisti capaci e responsabili ampi margini di libertà, tali da poter corrispondere alle esigenze del committente all’interno delle risorse disponibili, con la possibilità di poter ricorrere anche a nuove soluzioni tipologiche e tecnologiche, fino al ricorso a nuovi materiali e ai bisogni degli utilizzatori finali che hanno potuto fruire di ambienti adatti allo svolgimento delle loro attività a costi di esercizio rapportati alle risorse che possedevano.

Andando a ricercare quali possano essere stati i motivi di questo indiscutibile successo, si è rilevato che uno di questi è consistito nel fatto che ai progettisti erano stati lasciati ampi margini di libertà, tali da poter corrispondere alle esigenze del committente all’interno delle risorse disponibili, con la possibilità di poter ricorrere anche a nuove soluzioni tipologiche e tecnologiche, fino al ricorso a nuovi materiali. Si può affermare, cioè, che in Chicago, a partire dalla fine dell‘800 si sono ripetute le condizioni già verificatesi in passato anche in altre realtà, allorché, stante un elevata cultura media di coloro che intervenivano, venivano rispettati i principi base dell’arte edificatoria, pur in assenza di norme prescrittive. Nelle epoche in cui vi sono certezze, in altre parole, le risposte sono valide anche in assenza di vincoli, con il vantaggio di potere dare spazio alla fantasia e alla creatività progettuale.

Basti pensare, a tal proposito, quanto deleteria sia stata l’opera di chi, rispettando le norme, ma non avendo capacità progettuale, abbia ottenuto il permesso di realizzare opere di dubbio gusto oltre che non rispondenti alle esigenze dei fruitori, desunte da opere viste in altre realtà climatiche e sociali, diverse quindi per concezione, con conseguenti danni derivanti da obsolescenza funzionale e tecnologica. Merito quindi a chi ha saputo lasciare spazio ai progettisti, creando le condizioni perché potessero emergere qualità e capacità, senza condizionamenti derivanti da norme urbanistiche estremamente rigide.

Due sono i modi con i quali si può ricorrere alla memoria del passato prima di proporre una nuova opera edilizia: guardare al contesto come ad un manuale dal quale attingere modelli e forme, oppure guardarsi attorno in una visione organica per capire la realtà che ci circonda, alla ricerca di “affinità”, come dice il Giedion in “Spazio, Tempo ed Architettura” e di risposte ancora significative. È ciò che fa Le Corbusier allorché per il Convento La Tourette si ispira ai monasteri francesi del XIII secolo, ricercando le condizioni perché continuasse a vivere il loro spirito in una mutata espressione formale, ma è anche ciò che si ritrova in Chicago allorché si da vita a opere nuove per tipologia e tecnologia per corrispondere alle nuove esigenze e ai requisiti di qualità.

A fasi “anonime” come quella di un Ottocento che seguiva la moda romantica: vittoriana, rinascimentale francese, romanica o classica, pur con edifici che in pianta rivelavano caratteri antiaccademici e nuovi requisiti come l’elasticità nella concezione spaziale, seguì un periodo caratterizzato da sequenze di edifici alti diversi nell’aspetto ma armonizzati nel loro insieme, sotto la spinta di una domanda di uffici che fra il 1883 ed il 1893 diventò impressionante, ai quali ben presto si affiancarono alberghi e teatri e, fra questi, l’Auditorium di Adler e Sullivan. Nasce il Loop, il centro degli affari della città con le sue soluzioni semplici ed evidenti e con William Le Baron Jenney, ingegnere prima che architetto, nasce la Scuola di Chicago con gli edifici a scheletro in ferro, con pilastri di mattoni sul perimetro e con colonne in ghisa all’interno, con fondazioni a zattera, in cui i caratteri funzionali prevalevano sulle decorazioni. Da rilevare che come per Peter Behrens in Germania intorno al 1910 e per Auguste Perret in Francia, Jenney rappresentò per Chicago il riferimento per tutta una generazione di progettisti, dando loro quella fantasia e quel coraggio che la scuola non era stata loro in grado di dare. Anche Louis Sullivan lavorò in questo studio.

 

I caratteri principali di queste realizzazioni sono: il senso delle proporzioni, l’ampiezza delle aperture estese orizzontalmente, definite “finestre di Chicago” e l’elasticità funzionale conferita da ambienti lasciati indivisi che poterono essere tramezzati dai fruitori a seconda delle loro esigenze. Si può dire che fu questa l’occasione in cui fu saldata la frattura fra ingegneria ed architettura: la struttura intima degli edifici è diventata tanto vitale da suggerire le forme esterne, si trova scritto in una pubblicazione del Chicago Art Institute del 1890. La struttura diventa cioè “uno strumento di espressione architettonica”. Tutto ciò costituisce una anticipazione del Movimento Moderno resa possibile da una intelligente impostazione urbanistica che ha lasciato ai posteri, edifici tuttora validi come il Brewster di Turnoch, la cui scala principale ha le pedate in lastre di vetro per permettere la diffusione della luce dal lucernario previsto sul tetto. Le Corbusier riproporrà questo tema quarant’anni dopo, 1932, nella casa Clarté a Ginevra.

La Scuola di Chicago costituisce quindi una svolta nella storia dell’Architettura, segnata dalle esigenze della terziarizzazione della città, più che dai capricci, permessa da persone capaci di intuire l’importanza di non racchiudere le soluzioni in schemi precostituiti, per corrispondere a reali nuove esigenze in termini prestazionali. Prova ne è che sono ancora in piedi edifici come il Reliance Building del 1894, una torre di vetro di quindici piani, canto del cigno della tradizione basata sulla libertà di progettazione che contraddistinse anche l’opera di Burnham e Root. Dopo trenta anni, 1921, verrà il progetto di un grattacielo in ferro e vetro, opera  dell’architetto europeo Mies van der Rohe.

Ad opere così avanzate e nuove, altre ne seguirono più legate alla tradizione, con elementi di richiamo al passato fino al prevalere dell’eclettismo, frutto di una informazione scolastica che distrasse gli allievi dalle conquiste della Scuola di Chicago. Fu Gropius a tornare su quella strada e Wright a riproporne la vitalità architettonica riprendendo pur in altra dimensione, quella della casa, i temi della pianta flessibile e antiaccademica, ritrovando gli stimoli nelle esperienze europee di Gropius, lui che sarà a sua volta ispiratore di alcune delle architetture europee più significative di Berlage e di Oud.

E’ grazie alla Scuola di Chicago, nata intorno a personaggi che hanno anche voluto e saputo fare scuola di praticantato, che oggi il New Urbanism americano riesce a sviluppare una ricerca che porta a validi contesti urbani funzionalmente integrati. Queste soluzioni sono rese possibili avendo una visione della pianificazione urbana non assoggettata a vincoli rigidi.

Seaside è un insediamento del 1981 progettato da Andres Duary e da Elysabeth Plater-Zyberk nel quale sono stati progettati spazi pubblici significativi alternati a spazi privati ampiamente fruiti, destinati ad attività collettive. Partendo da un progetto d’insieme, le opere realizzate, ancorché riferite ad ambiti zonali predeterminati, non risultano, al contrario di quanto accade in molte aree periferiche italiane, ad unica destinazione d’uso e separate, non dovendo rispettare distanze obbligate.

Caratteristiche di questo contesto urbano sono: l’alternanza di spazi di relazione e ambienti privati, una intelaiatura di trasporto pubblico che alimenta gli spazi collettivi assicurando idonee condizioni di mercato a tutte le attività commerciali, una ben definita gerarchia di strade e percorsi pedonali in presenza di specchi d’acqua, percorsi pedonali che collegano residenze e centro, di dimensione contenuta (600 metri) e il sistema del verde e basa il progetto sul coinvolgimento dei progettisti, dei paesaggisti, degli operatori economici, degli amministratori e degli utenti.

Il New Urbanism parte dalla critica alla città sviluppatasi per modelli astratti e burocratici che hanno causato l’impoverimento della vita associata.

Ciò che occorre mettere alla base delle proposte progettuali è la centralità della persona umana nella necessità di avere a disposizione oltre agli elementari spazi di vita privati un adeguato spazio di relazione all’interno di soluzioni ben armonizzate con l’ambiente, in ambiti morfologicamente compatti che si sono rilevati utili nel favorire i rapporti. Questo risultato può quindi passare attraverso la ricerca della qualificazione degli ambiti urbani anche attraverso la densificazione e l'eterogeneità delle destinazioni d’uso, cominciando dal prevedere come corrispondere alla dotazione di strutture comprendenti le funzioni assenti, ma ritenute importanti, i servizi e gli spazi di vita collettiva capaci di incoraggiare una vita all’aperto o comunque fuori casa anche attraverso la separazione delle strade meccanizzate dai percorsi e dalle piazze pedonali, ricreando spazi urbani significativi.

 

In conclusione si può senz’altro affermare che uno dei motivi che hanno portato in Italia ad una edificazione di scadente qualità è anche da ricercarsi nelle condizioni imposte da norme di attuazione di Piani Regolatori impostati senza avere alla base una visione organica, malgrado che le nostre città costituiscano motivo di orgoglio e risorsa economica proprio in virtù dei loro originari impianti urbani.

Superati i tempi della concezione di periferie, caratterizzate dalla ripetitività dei tipi e dalla mancanza di un ben che minimo senso della città omogenee nella destinazione d’uso e con servizi scarsi e scadenti, permangono leggibili nell’impianto originario e godibili, i centri storici, malgrado le modifiche e le integrazioni che ne hanno in parte compromesso l’immagine.

Da qui l’esigenza di ripresa di un dibattito da portare

nelle Università e nella Società, affinché si possa tornare a parlare di cultura delle città. Senza le libertà lasciate nel passato, ovviamente a chi aveva dimostrato di avere cultura e capacità, l’Italia non potrebbe oggi vantare città come Ferrara che presenta intorno ad un nucleo medioevale una impostazione rinascimentale che le consente di essere considerata la prima città moderna d’Europa. Ciò lo si deve agli Estensi che si contraddistinsero per liberalità e mecenatismo.

 

L’obbligo di rispettare tanti vincoli, in termini di distacchi e di altezze massime, ma anche di distanze fra un edificio e l’altro, non ha consentito di progettare ambiti urbani significativi dal punto di vista dell’integrazione funzionale e dei rapporti fra spazio pubblico e privato, corrispondenza delle soluzioni prescelte alle esigenze complessive, non riuscendo a conciliare neppure la corrispondenza delle funzioni ai valori ambientali.

 

Certe altezze di porticati, certe proporzioni di raccordo fra pilastri ed archi, certi spazi al piano terra di edifici di grandi dimensioni, resi obbligatori dal rispetto di norme vincolanti, non consentono progetti e realizzazioni pur riconosciute valide. Lo stesso accade nel dimensionare in altezza i grandi spazi, non essendo consentito di superare certe altezze massime degli edifici per un falso concetto di rispetto ambientale; si può infatti arrivare all’assurdità di dover scegliere soluzioni planivolumetriche condizionate in altezza per non superare l’altezza massima degli alberi che circondano il lotto edificatorio, compromettendo per la scelta in estensione, il rispetto di tante piante che si consente di abbattere.

Tutto questo a dimostrazione dei limiti di una concezione ambientale, ricondotta da cultura a rispetto di regole. Una verifica con la situazione reale disegnata al computer potrebbe, infatti, far rilevare che la visione prospettica che si ha dall’infinito non è di fatto possibile per la presenza di ostacoli naturali o di costruzioni preesistenti. Per non parlare di situazioni in cui le forme, pur rispondenti alle funzioni, non possono essere ricondotte all’ispirazione derivante dall’ambiente e dal paesaggio per vincoli derivanti da norme di piani urbanistici redatti senza verifiche sul campo.

 

ANALISI DEL VALORE

  Nasce la necessità di ricorrere ad una precisa metodologia interdisciplinare che riesca a mettere in luce tutti gli ambiti di maggior interesse funzionale evidenziando le funzioni necessarie e richieste in grado di soddisfare le esigenze espresse ed implicite, partendo da una fase informativa fino a giungere alla proposta della soluzione di maggior valore.

  Questa é l’Analisi del Valore[3] già da molti anni usata negli Stati Uniti fin dalla sua nascita per merito di L. Miles.

  L’Analisi del Valore [Maffei, 1999][4] é una tecnica operativa interdisciplinare che parte dall’informazione globale per giungere a valutazioni funzionali in rapporto alle risorse necessarie nel tempo. In quanto tale essa trova applicazioni anche nelle scelte territoriali ed urbane. Nata nel settore della produzione industriale allorché l’ing. L. Miles si pose il problema di come sopperire alla mancanza di alcuni materiali, il metodo ha trovato sviluppi sempre più ampi ed applicazioni in tutti i settori. Ciò che distingue questa tecnica da altre più note, quali l’analisi costi/benefici, l’analisi dei rischi, ecc., é il rigore dell’approccio metodologico interdisciplinare, la sistematicità dell’attività del gruppo ed il raffronto fra una soluzione ipotizzata con altre che derivano dallo studio funzionale di essa, allorché emergano situazioni e circostanze che mostrino come sia possibile, a parità di funzioni o con miglioramento funzionale, aumentare l’utilità in rapporto ai costi globali.

  Da qui la definizione di un indice di valore che diventa il parametro di riferimento per confrontare più proposte. Tale indicatore consiste, infatti, nel rapporto fra quanto si sarebbe disposti a pagare per ottenere la funzione esaminata, in un determinato luogo ed in particolari circostanze ed il costo globale del prodotto o del componente che consente di esplicarla.

  Guardando ad un quadro programmatico o ad un piano territoriale ed urbano, si evidenziano le funzioni primarie (necessarie e richieste) e quelle secondarie, si individuano gli ambiti di maggiore influenza funzionale e sulle singole funzioni si esprime un giudizio di valore, evidenziando soluzioni alternative qualora si ritengano meritevoli di essere sottoposte all’attenzione del gruppo progettuale e della committenza.

Il territorio presenta delle invarianti consistenti in patrimoni naturalistici o beni che nel loro valore intrinseco o nel contesto considerato presentano valori inconfutabili, tali da escludere una qualsiasi manomissione e presenta ambiti per i quali é invece logico potersi ipotizzare una utile distinzione d’uso, anche attraverso l’intervento umano, potendosi suggerire usi adatti ad uno sviluppo sostenibile, volto cioè ad assicurare uguali potenzialità di crescita del benessere dei cittadini e a salvaguardare i diritti delle generazioni presenti e future a fruire delle risorse del territori senza compromissioni per le generazioni future.

  Nello studiare un bene immobile di grande rilevanza quale il Convento di Nicosia in Calci, oggetto attualmente di una Tesi di Dottorato svolta nella Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa, ci si é chiesti se avesse senso restringere le attenzioni sul solo bene immobile, dovendosi riguardare a tutto un contesto ambientale che potrebbe trarre da una determinata soluzione complessiva e dalla scelta di uso dei beni una grande utilità per la comunità, cominciando però dall’evidenziare le invarianti. Una struttura ricettiva che per crescere potrebbe non trovare in altra zona una utile gestione se priva, per esempio, di un adeguato parcheggio nelle immediate adiacenze, in questo caso, stante l’eccezionale bellezza del luogo, potrebbe divenire occasione per fare di quel luogo una importante meta di turisti alla ricerca di una diversa e qualificata vacanza, con una offerta altamente significativa. Non tutto é, infatti, misurabile in termini di dotazioni; il comfort non coincide sempre con quello preso a riferimento nei casi di ordinarietà. L’utilità viene in questo caso, infatti, a collegarsi anche alla rara qualità rappresentata da beni inscindibili di eccezionale valore naturalistico ed ambientale che si renderebbero godibili ad un più vasto pubblico.

  Questo modo di riguardare alle risorse territoriali va contro la tendenza che vedeva un uso del territorio corrispondere alle esigenze di consumatori, e sempre meno ai complessivi bisogni dell’umanità, contraddicendo la definizione più lata di economia, in quanto non si valutano conseguenze della mercificazione del bene non riproducibile: territorio.

  E’ anche attraverso considerazioni di questo tipo che le attenzioni vanno quindi messe sulle funzioni, intese come azioni o effetti di una entità o di uno dei suoi componenti ponendo le condizioni per scelte attente alla sostenibilità dello sviluppo, con trasformazioni governate in rapporto alle mutevoli esigenze, che non possono tradursi in un piano di validità legale decennale, bensì in un programma comprendente i principi ispiratori del progetto territoriale; un programma che avrà tante più possibilità di essere rispettato se corrisponderà alla cultura degli abitanti, richiamandosi a scelte partecipate così come recentemente auspicato, in un recente scritto sulla rivista “Europa”, da Gianfranco Dioguardi, ideatore dell’esperienza dei laboratori di quartiere a Bari.

 

 

CONCLUSIONI

 

  Lo studio interdisciplinare e la gestione dei sistemi che compongono il mosaico territoriale ed ambientale trovano nell’Analisi del Valore uno dei metodi capaci di poter affrontare i momenti della programmazione degli interventi e delle verifiche in itinere dei conseguenti progetti, a partire dalle proposte preliminari, per poter giungere a progetti esecutivi ed operativi “collaudati” mentre il progetto viene svolto.

  L’Analisi del Valore, proprio per definizione, riporta ogni aspetto al linguaggio comune dei cultori delle varie discipline, apre agli apporti di collaboratori non esperti e, attraverso l’opera del Coordinatore, conduce a sintesi apporti scientifici ed umanistici. E’ provato, infatti, che la separatezza pluridisciplinare seppur rivolta ad un unico progetto non porta a risultati accettabili. L’Analisi del Valore, che comporta una visione globale integrata consente verifiche funzionali a garanzia di progetti completi e caratterizzati da risposte complessive. Portare l’Analisi del Valore nella programmazione delle scelte territoriali e nella verifica dei progetti di intervento é quindi modo per assicurare anche la sostenibilità della proposta. La conservazione delle condizioni naturali, la previsione di insediamenti umani che non diventino causa di squilibri, di inquinamenti, etc., sono tutti aspetti che vengono ricompresi nelle cinque fasi del metodo, allorché si passi dalla informazione alla verifica delle proposte progettuali fornendo reali garanzie al committente pubblico e/o privato, consentendo più facilmente l’accesso a finanziamenti e comportando migliori trattamenti economici da parte delle Compagnie di Assicurazione le quali, rischiando meno, forniranno più vantaggiose polizze assicurative a committenti e progettisti.

  Le applicazioni sono possibili in qualsiasi settore: agricolo, industriale e dei servizi. Esperienze europee coordinate sono state condotte già negli anni ‘80. L’Italia fu la prima nazione ad organizzare una Conferenza Internazionale sull’Analisi del Valore nel 1990 ed oggi siede al tavolo dei sette Paesi Europei all’avanguardia nel “Value for Europe”.

  La Norma Europea é stata recepita in UNI e sarà presto disponibile in lingua italiana ed inglese il documento base del Value Management. Seminari, Corsi Base, Corsi Avanzati, etc., sono in via di organizzazione, mentre due sono gli appuntamenti in Italia già fissati: un primo Corso di Aggiornamento a Milano presso l’Assimpredil in aprile-maggio organizzato dal Politecnico di Milano con l’apporto di Condirettore e Docenti dell’Università di Pisa ed il primo Corso Base si terrà a Pisa nel prossimo Giugno.

  In conclusione: l’indirizzo di politica economica della Comunità Europea, basata sul concetto di sviluppo sostenibile, trova nell’Analisi del Valore uno strumento di grande utilità ed operatività e nel Value Management la possibilità di definire figure e ruoli per la gestione del valore anche nella programmazione e nella progettazione degli interventi territoriali a garanzia di uno sviluppo sostenibile reso possibile dall’approccio rigoroso ed interdiscilinare insito nella definizione stessa di valore. Altre modo significativo ed importante é rilevare come il metodo porti ad una informazione completa ed integrata e sistematizzata e alla preventivazione del costo globale, somma del costo di produzione, del costo di gestione nel ciclo di vita ipotizzato e del costo o del valore finale, per ambiti funzionali.

 

 

Immagini tratte da

Casa oggi, 99 progetti per Milano, Di Baio Ed, 1997

F.L.Wright, Taschen Ed., 1994

 

 


Pier Luigi Maffei

 

·         Professore 1a fascia del SSD ICAR/10 - Architettura Tecnica - Università di Pisa

·         Presidente dell’AIAV - Associazione Italiana per la Gestione e l’Analisi del Valore

·         Membro del SAVE International – The Value Society – USA -   >Member 30369

·         Esperto di Analisi del Valore nell’ambito della “European Commission – Directorate-General XII: Science, Research and Development” – EE19981A17705

·         Membro dell’EGB- European Governing Board for Value Management in Europe

·         Vice Presidente dell'Associazione Italiana per il Design for All Exchange Europe

·         (Diritti Umani in ambito urbanistico ed edilizio)

·         Membro del Gruppo Costi standardizzati - Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici

·         Membro del Comitato Scientifico della Rivista “Qualità” dell'AICQ

·         Membro del Comitato Scientifico di  “Progettare per la Sanità” Rivista del CNETO

·         Rappresentante UNI nella Commissione Europea CEN

·         Coordinatore in UNI del Gruppo di lavoro 279 per la Gestione e per l'Analisi del Valore 

·         Autore di oltre 100 pubblicazioni

 

Selezione di Libri

·         Qualità totale e Analisi del Valore nel processo edilizio, ETS, Pisa 1996

·         L’analisi del valore per la qualità del progetto edilizio, Il Sole24Ore, Milano 1999

·         Il concetto di valore nell’architettura tecnica, Il Sole24Ore, Milano 2001

 

Selezione di Lavori in Atti di Convegni e tratti da Periodici e Riviste

·         L'Urbanizzazione di fronte alle esigenze umane di isolamento e di incontro e Strutture urbanistiche da: AA.VV., Una città per l'uomo, Rezzara Ed., Vicenza - 1977

·         Arredo Urbano: con un occhio al passato, Costruire, n. 65/1988

·         Qualità nella Progettazione Edilizia, Rivista “Qualità” - AICQ, n. 4/93

·         I Piani di manutenzione, Rivista “Qualità” - AICQ, n. 4/94

·         La manutenzione intelligente delle opere pubbliche e del patrimonio edilizio, in AA.VV., Manutenzione, Scienza della conservazione urbana, Il Sole24Ore Ed., Milano 1994

·         Quelle valeur pour le Management, Congrès du 20° Anniversaire de l’Association Française pour l’Analyse de la Valeur: Quelle valeur pour l’an 2000, Paris, 18-19 Novembre 1998, (l’intervento è stato citato dalla rivista “La Valeur”, Paris, n. 79/1999)

·         (con M. Fiorido) Progetti di recupero globale alla scala ambientale edilizia: l’accessibilità come elemento generatore nelle scelte progettuali. Il caso del Convento di Nicosia a Calci, Atti del III Convegno Nazionale ARCo, Associazione per il Recupero del Costruito, Roma 7-8 maggio 1999     

·         (con N. Marotta) La sicurezza nel recupero di edifici di interesse storico-artistico. Il caso della Certosa di Calci destinata a museo Manutenzione e recupero nella città storica, Atti del III Convegno Nazionale ARCo, Associazione per il Recupero del Costruito, Roma 7-8 maggio 1999

·         (con S. Pagliara) Value Management in buildings design, SAVE International, San Antonio, TX, June 27-30, 1999

·         Qualità’: cultura per il 2000, L’analisi del valore per le verifiche della qualità degli elaborati progettuali delle costruzioni civili, Atti del XX° Convegno Nazionale AICQ, Bologna, maggio 2000

·         La qualità del progetto in edilizia sanitaria, Atti del XX Congresso Nazionale degli Operatori Uffici Tecnici Aziende sanitarie e ospedaliere, Rieti 1-3 giugno 2000

·         (con N. Marotta) La sicurezza in caso di eventi incidentali nei complessi e negli organismi edilizi di valore storico-artistico, Atti del Convegno Nazionale VGR2K, Pisa 24-26 ottobre 2000

 



[1] Indice di Valore di una Funzione (IV=FW/FC)

Rapporto tra l’utilità (FW = Function's worth) che viene attribuita da un Gruppo di Analisti del Valore alla funzione considerata (minimo prezzo che il gruppo AV decide di poter pagare per ottenere la funzione considerata, nelle particolari situazioni di tempo, luogo e circostanze) ed il costo di produzione o globale FC del componente, prodotto o servizio che la esplica.

 

[2] Qualità  (ISO 9000:2000)

Grado in cui un insieme di caratteristiche intrinseche soddisfa i requisiti

(Insieme delle proprietà e delle caratteristiche che conferiscono all’entità presa in considerazione la capacità di soddisfare esigenze espresse ed implicite)

 

[3] Analisi del Valore (Value Analysis)

Attività organizzata di gruppo svolta per conto del Committente o dell’Utilizzatore da esperti di varie discipline e da non esperti, sotto la guida di un coordinatore. Tale attività consiste nell'individuare gli ambiti di maggiore interesse funzionale di una entità (prodotto o servizio), nell'evidenziare le funzioni necessarie e richieste in grado di soddisfare le esigenze espresse ed implicite del Committente e dell'Utilizzatore e nel suggerire, in rapporto agli indici di valore delle funzioni, soluzioni alternative a quella esaminata contenendo il costo di produzione, o meglio il costo globale, nei limiti compatibili con i livelli prestazionali richiesti

[4] Maffei P.L., L’Analisi del Valore per la qualità del progetto edilizio, IlSole24Ore Ed., Milano 1999