Visar Zhiti
CROCE DI CARNE
Traduzione di Elio Miracco


Copertina di Valeri Dyrzi Tarazov

Nota di Mario Luzi, in quarta di copertina

Queste di Croce di carne son pagine di orrore. La più spietata e sistematica mortificazione dell'uomo sotto specie di nemico politico, le più assurde e le più grette persecuzioni in atto nelle carceri della dittatura di Hoxha sono, dal vivo, il tema, anzi sono addirittura l'elemento di queste poesie di Visar Zhiti.
C'è forse, ma non lo ricordo, e soprattutto non la ricordo così fresca e immediata, un'opera scritta in presa altrettanto diretta con il mondo che rivela ed attesta. In quelle prigioni Zhiti è stato tenuto per anni, esposto alle violenze e all'arbitrio. Giorno per giorno la composizione di versi da occultare o da tramandare oralmente trascriveva cronache minute o pensieri di ogni genere dei reclusi.
Ma queste sono anche pagine vittoriose di poesia. La vitalità del principio per cui viene pagato questo scotto inumano: la libertà sostiene i versi di Visar Zhiti anche quando sono occupati da tetri argomenti. Quella vitalità intrinsecamente sicura di sé entra non solo nell'umore e nel tono del combattente ma anche nello spirito e nella invenzione dell'artista.
I suoi liberi, ariosi, arditi estri hanno una felice somiglianza con la stagione cubofuturista e con la sua fertilità di metafore. Proprio in virtù di questa vena gli riesce facile e spontneo ampliare l'orizzonte delle prime dure emozioni alla varietà del mondo intero. L'allegria della poesia, è il caso di dirlo, travolge il nero grumo della realtà obbrobriosa.
Rimane nuda in piena vista, la mostruosità di una tirannide. Si libera da quella morsa un vero, forte poeta.

Per maggiori informazioni rivolgersi a: Edizioni OXIANA, Via Passariello 128, 80038 Pomigliano d'Arco (NA); fax 081.8037539

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